Le rune nel mondo

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  1. Scheherazade ibn-Hasan
     
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    Fredda e polverosa, l'aula di Antiche Rune si trovava seminterrata nella zona più antica del Castello di Hogwarts, come se avesse sempre fatto parte delle sue fondamenta.
    Forse risaliva addirittura ad un tempo in cui la materia si chiamava solo "Rune"?

    Shashà, che oggi vestiva un'abaya bianca e uno hijab nero, stava tentando di rendere il più possibile presentabile l'aula che per molto tempo sembrava essere stata adibita a magazzino.
    La maga anziana estrasse la bacchetta di sicomoro, guardandola con un sorriso complice. "Sei pronta, Dunyazad?" disse con trepidazione, accingendosi a spostare tutte le cianfrusaglie.
    Infatti ogni studente che fosse arrivato alla lezione avrebbe visto nel corridoio, vicino alla porta dell'aula, un cumulo minaccioso di rottami di legno e metallo e pietra.

    I banchi dell'aula erano pieni di crepe, incisioni, bruciature. Probabilmente sarebbero stati usati per alimentare il fuoco nel caminetto, se non li avesse recuperati Scheherazade. Le sedie erano instabili, cigolanti e irte di schegge.

    Quando scoccò l'ora della lezione, la Professoressa di Antiche Rune stava ancora addobbando l'aula con grandi insegne di papiro recanti le scritte di benvenuto in almeno trenta lingue diverse.

    Stava in piedi, in tutta la sua altezza, tre passi oltre la porta d'ingresso. Guardò gli studenti dall'alto, con un sorriso scaltro, mentre passavano alla sua destra e alla sua sinistra per raggiungere i loro banchi.

    Ogni volta che uno studente entrava, lei chinava leggermente la testa in sua direzione e gli diceva: "السلام عليكم! (as-salām 'alaykum). Si divertiva ogni volta che vedeva uno studente in difficoltà di fronte ad una frase incomprensibile, e se ciò capitava allora gli insegnava: "Quando ti dicono così, è buona educazione rispondere و عليكم السلام (wa 'alaykum as-salām) e fare un inchino con la schiena.
    No, non 'lecco il salame'.
    و عليكم السلام.
    و عليكم السلام...
    Ecco, sì, più o meno.
    Ora l'inchino. Tieni la schiena dritta, però. Braccia lungo i fianchi. Occhi verso il basso. Bravo. Vai al tuo banco."

    Era certa che gli studenti l'avrebbero odiata per questo. Ma in una materia così linguistica come le Antiche Rune è importante insegnare la flessibilità culturale.

    Si diresse verso la cattedra a passo lungo, con le falde della tunica che ogni tanto lasciavano in bella vista i suoi anfibi neri borchiati.
    "Bene, cominciamo! Buongiorno, studenti, io sono la Professoressa di Rune Antiche, Scheherazade Djinn ibn-Hasan, ma potete chiamarmi Prof. Tre-Desideri." E rise fragorosamente a quella che apparentemente era una battuta, benché probabilmente nessuno studente parve capirla.

    "Oggi parliamo di Rune. Il termine Runa deriva dall'alfabeto runico. Chi mi sa dire da quali antiche popolazioni veniva utilizzato l'alfabeto runico vincerà un buono." La lezione di oggi sarebbe stata piena di domande, e la Professoressa avrebbe fatto una piccola pausa dopo ogni domanda per lasciare agli studenti lo spazio per rispondere, eventualmente premiando la prima risposta esatta con un misterioso 'buono'. Un buono per cosa? Mistero!
    "I maghi, quando parlano di Rune, intendono queste:" Prese un sacchetto di velluto e ne rovesciò il contenuto sul banco di un malcapitato in prima fila. Si trattava di quindi pietruzze recanti simboli di vario genere:


    "Passa queste ai tuoi compagni, così che possano vederle tutti. Come vedete, non si tratta solamente di alfabeto runico. Una runa è un simbolo che reca in se stesso del potere magico. Il mondo occidentale ha deciso di chiamarle rune, con un filo di arroganza, poiché pensava che solamente l'alfabeto runico recasse potere, ma le rune esistono in ogni parte del mondo, e si tratta di una delle più antiche forme di magia. Chi sa riconoscermi la provenienza di alcune di queste rune riceverà molti buoni."
    "Oggi vi insegnerò a disegnare una runa con la vostra bacchetta. Si tratta di una runa molto semplice, di provenienza cinese. Si pronuncia 'Mata' e significa 'nuovamente, dal principio'. Se applicata ad un oggetto, lo riporta allo stato in cui era poco prima di essere rotto o modificato. Può essere utile per salvare il vostro prezioso quaderno degli appunti se la vostra sorellina ci avesse imbrattato sopra con le sue matite colorate."

    27AHNSE


    Ad un altro malcapitato, la professoressa passò alcuni rotoli di carta di riso e dei pennelli, indicandogli di passarli con un cenno.
    "Vi arriverà sul banco un pennello ed un foglio molto particolare, che si adatta bene ad un glifo di origine cinese. Disegnate il glifo con il vostro pennello, facendo massima attenzione che la calligrafia sia perfetta. La precisione del tratto nei glifi cinesi è di fondamentale importanza."

    Quindi si sedette alla propria cattedra e cominciò anche lei, con il pennello, a disegnare l'ideogramma.
     
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  2. Cecilia Nightingale
     
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    Cecilia non poteva negare di essere un po' agitata.
    Diciamo che non credeva di aver fatto esattamente una buona impressione sulla nuova professoressa durante il loro primo incontro alla festa di riapertura della scuola.
    Sai com'è... Con tutta la storia di Cassanpapera e il resto.
    Dal canto suo, invece, Cecilia era rimasta piuttosto intimorita da quella donna. Credeva perfino di averla sognata qualche volta e in quei sogni sembrava sempre alta più di due metri.
    Ma doveva essere solo la sua fantasia che le giocava brutti scherzi... Insomma, non poteva essere davvero così alta, giusto?
    Prima di oltrepassare la porta, Cecilia dedicò giusto un fuggevole sguardo perplesso al mucchio di rottami accatastati fuori.
    All'interno l'aula non aveva un aspetto granché più ordinato, ma Cecilia non lo notò subito, tanto era stata colta dal panico nel trovarsi davanti proprio la professoressa che accoglieva personalmente gli studenti all'ingresso.
    Non era poi così alta, in fondo. Insomma, Riggan era senz'altro più alto di lei. Ma sembrava comunque svettare su Cecilia in modo alquanto minaccioso.
    Per di più la salutò con una frase che doveva essere arabo.
    Non che facesse molta differenza... Sarebbe stato comunque arabo per Cecilia.
    Restò impalata sotto l'architrave della porta, senza sapere cosa rispondere, finché la professoressa non le fece una piccola lezione di buone maniere.
    Arrossendo fino alla punta delle orecchie, Cecilia ripeté il saluto meglio che poté, fece rigidamente un piccolo inchino e subito si lanciò nel primo banco che trovò libero.
    Solo dopo essersi messa a sedere si accorse delle pessime condizioni in cui versavano la sedia e il banco.
    Per un momento fu tentata di usare l'incantesimo Reparo per rimettere tutto a nuovo. Stava quasi per sfoderare la bacchetta, quando si rese conto che forse non sarebbe stato rispettoso nei confronti dell'insegnante.
    Una professoressa di Hogwarts, soprattutto di esperienza come sembrava essere lei, non poteva certo aver lasciato una cosa del genere al caso.
    Quindi decise di fidarsi e, per evitare guai o equivoci, resistette all'impulso di estrarre la bacchetta.
    La vista degli anfibi neri borchiati che facevano capolino dalle vesti della donna la riscossero da queste considerazioni e le sue sopracciglia non poterono fare a meno di incurvarsi con perplessità.
    Tutto sommato, poteva anche essere che la professoressa avesse lasciato i banchi in quello stato perché non aveva avvertito affatto la necessità di sistemarli.
    Tanto peggio per Cecilia.
    Ormai la lezione era cominciata e di certo adesso un Reparo sarebbe stato fuori luogo.
    Con un sospiro rassegnato, prese il quaderno e incantò la piuma per prendere appunti.
    Se possibile, la perplessità di Cecilia aumentò ulteriormente quando la donna si presentò come "Prof. Tre-Desideri".
    Avrebbe potuto capire "Prof. Mille-e-una-notte", ma "Tre-Desideri"? Cosa c'entravano i tre desideri?
    "Oggi parliamo di Rune. Il termine Runa deriva dall'alfabeto runico. Chi mi sa dire da quali antiche popolazioni veniva utilizzato l'alfabeto runico vincerà un buono."
    Un buono?
    Un buono per cosa, esattamente?
    Chissà... Magari un buono per uno dei famigerati tre desideri.
    Probabilmente la mano di Cecilia si alzò più spinta da questa curiosità che dalla volontà di rispondere alla professoressa.
    «Erano le antiche popolazioni germaniche... Come i vichinghi, ad esempio» disse quando l'insegnante le ebbe dato la parola.
    Doveva averlo letto in un libro, una volta.
    Come doveva aver visto in qualche libro alcune delle rune che la professoressa fece passare tra gli studenti.
    Così alzò nuovamente la mano quando l'insegnante chiese se qualcuno era in grado di riconoscere la provenienza di alcune di esse.
    «Vediamo... Ci sono le rune germaniche... Poi ci sono degli ideogrammi cinesi... Dei caratteri cuneiformi, forse sumeri o assiri... Alcuni glifi, probabilmente maya... E gli altri... Non so, sembrano lettere arabe, ma non credo che lo siano... Forse sono in ebraico?» terminò, incerta.
    Rendendosi conto di aver monopolizzato la lezione, affondò il viso nel quaderno per rialzarlo solo quando fu il momento dell'esercitazione.
    Non aveva mai avuto una mano fermissima e sapeva che più avesse cercato di controllarne i movimenti, meno il risultato sarebbe stato soddisfacente. Quindi si prese un po' di tempo per studiare con attenzione la runa, così da non essere costretta a controllarla continuamente mentre cercava di riprodurla.
    Non era troppo complessa. Due tratti fluidi sarebbero bastati.
    Quando si sentì abbastanza sicura della propria strategia, prese il pennello e tracciò i due segni sul foglio di carta, cercando di farli intersecare nel modo giusto.
    Non ci riuscì granchè. La sua runa era molto più simmetrica dell'originale, ma almeno non le era venuta tutta tremolante come temeva.
    Forse era per quello che la professoressa aveva lasciato l'aula in quelle pessime condizioni. Se gli studenti fossero riusciti a padroneggiare la runa Mata, avrebbero potuto a riparare le loro sedie e i loro banchi da soli.
    Lo sguardo di Cecilia intercettò nuovamente il luccichio di una delle borchie sugli anfibi della donna.
    Nah. Forse no.
     
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